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Mai come in questo momento ho deplorato di non possedere la tavolozza colorita di un pittore, e pittore potente, che sapesse ritrarre le magnifiche e splendide feste celebrate in Carpineto Romano per la solenne inaugurazione della Croce monumentale sul Capreo.

Su questo monte che profila sull'azzurro del cielo la candida vetta, ora fregiata dal nome di Leone XIII, si prova la più profonda emozione. La pupilla avida di luce, di ampiezza, di poesia, si delizia nella bella catena dei Pepini, e nella lunga zona dei monti ricoperti qua e là da gruppi di felci, e da faggi verdeggianti. Alla vista del gigantesco monumento il cuore si dilata e l'anima con impeto irrefrenabile vola, vola come la colomba di Davide, e si lancia in Dio, magnificandone la potenza ed il nome.

L'imponente funzione riuscì sì bene, da sorpassare ogni aspettazione. Il cielo che fino alla mezzanotte era stato limpido, e tutto trapuntato di stelle, cominciò a coprirsi da un ammasso di nubi nere, e principiò a cadere una pioggerella sottile, che per altro fu di breve durata. Ai primi albori le numerose comitive di pellegrini intrapresero l'ascensione del Capreo con una brezza fresca e carezzevole, facendo echeggiare quel monte di cantici e preghiere devote.

La Messa celebrata all'aperto, la parola calda, ispirata, affascinante di Monsignor Tonietti, Arcivescovo di Tiana, i santissimi sacramenti conferiti in quel momento solenne a dieci giovinetti, la lanciata di piccioni viaggiatori che portarono la lieta novella al S. Padre, i mottetti cantati dai Professi Agostiniani, la fanfara del Ricreatorio, il concerto cittadino, ed infine il coro dei ragazzi musicato dal giovane Pascucci pestarono nella folla immensa colà convenuta il più dolce, il più soave entusiasmo.

A un dato punto, mediante un apposito segnale, tutte le campane della città suonarono a distesa, gittando onde sonore ai venti, e da quell'altura si sentiva risuonare per i colli intorno quell'inno trionfale, quel suono festivo, che commoveva potentemente tutte le fibre dell'anima mia.

La stampa cattolica ha dato di sì augusta cerimonia e delle altre funzioni una minuta relazione, per questo io non fo altro che semplicemente accennarle. Passo quindi sotto silenzio la funzione di ringraziamento celebratasi con pompa solenne nella chiesa di S. Leone, a cui presero parte, oltre i vari dilettanti del paese, anche i bravi artisti venuti espressamente da Roma, e mi contento di dare un cenno più ampio del trattenimento poetico-musicale che fu il compimento di tante feste.

Il magnifico salone dell'Eccellentissima Famiglia Pecci fu per la circostanza sfarzosamente addobbato. In mezzo alle piante ed ai fiori fragranti, messi in simmetria con gusto squisito, campeggiava il ritratto di Leone XIII, il Pontefice Grande, che è passato sulla terra di Carpineto amando e beneficando ogni classe di cittadini specialmente i poveri, ai quali in sì fausto avvenimento ha fatto dispensare dai Parroci una generosa elemosina.

Al posto d'onore sedevano l'eminentissimo Cardinale Ciasca, Presidente onorario del Comitato, Monsignor Antonio dei Baroni Sardi, vescovo diocesano, ed in fine Monsignor Tonietti, Arcivescovo di Tiana, l'uomo energico abituato alle fatiche del ministero Apostolico ed alla vita tempestosa delle grandi città. La parte musicale veniva diretta dai Sigg. m° cav. Cesare Pascucci e m° Giuseppe Galeotti. La parte vocale poi era affidata alla signora Adele Pellis (soprano) dalla voce incantevole, dall'espressione potente, dall'arte sopraffina; signor prof. Antonio Comandini (tenore), signor prof. Romeo Matteini (basso), due artisti impareggiabili, violoncellista signor Alessandro Pascuccci. Sedevano al pianoforte la Signora Contessa Vittoria Pecci, Signora Pia Salina e Maria Pascucci nonché i maestri Pascucci e Galeotti. Alla parte corale ed istrumentale si prestarono alcuni distinti dilettanti di Carpineto. La sala era per tempo stipata di forestieri, e della parte più eletta del paese, ed alle sei precise aprì il trattenimento il cav. Pascucci con una stupenda sonata di Mendelsson accompagnata dal violoncello.

Prima che il Rev. Don Èrcole Arciprete Santesarti leggesse la sua prosa d'introduzione, fu eseguito l'Inno al Redentore, scritto dal canonico Don Biagio Verghetti, e musicato finemente dall'egregio m° Galeotti, che si ebbe le più sincere congratulazioni.

I vari componimenti poetici sia italiani che latini furono tutti applauditi, ed intramezzati da vari pezzi di musica di Ketterer, Pascucci, Leybach, Mozart, eseguiti con arte dalla contessa Vittoria Pecci, signorina Pia Salina, signorina Maria Pascucci. Di effetto sorprendente riuscì nella seconda parte l'Inno alla Croce, poesia del rev. parroco don Lelio Antonelli, musicata con note dolci e soavi dal cav. Pascucci per tenore, soprano e basso(di concerto),coro, violoncello, quartetto di legni. In questa classica composizione l'Illustre Maestro si rivelò degno della sua fama.

Piacque moltissimo il "Campo delle spighe", Un vero gioiello d'arte di Mendelsson, cantato dai Professi Agostiniani, di cui si chiese la replica, e la fantasia del Verdi nella Luisa Miller per flauto eseguita dal sig. Battista Santucci. Infine molto gradito fu il Ringraziamento a forma di dialogo che recitarono con molto garbo i signorini Gioacchino e Maria Concetta, figli dei conti Lodovico e Vittoria Pecci, e l'altro del giovinetto Rodolfo Galeotti. Dopo l'Accademia fu servito a tutti gli invitati un sontuoso rinfresco nella sala della Biblioteca e nel giardino, in fondo ad una magnifica illuminazione si ammirò una grande Croce trasparente, vagamente illuminata e riproducente il disegno dei Capreo.

A rendere più solenne queste feste concorse il concerto di Morolo diretto dal m° sig. Domenico Fiaschietti che con delicato pensiero venne spontaneamente a festeggiare il possesso parrocchiale del suo concittadino D. Lelio Antonelli. Per tre giorni continui non cessò di rallegrare il paese con scelti pezzi di musica, che furono coronati d'applausi, lunghi, insistenti, fragorosi; assisté alle varie funzioni, e fece dei brillanti servizi nella piazza. Questa buona popolazione a sì gratissima sorpresa si mostrò lieta e riconoscente, e colla più cordiale accoglienza ha fatto vedere che l'ospitalità è un segno caratteristico dei Carpinetani.

A sì molteplici ed eloquenti dimostrazioni di fede in omaggio a Gesù Redentore, si aggiunse un tenero e commovente spettacolo di carità cristiana, e fu il pranzo dato a cento poveri sul piazzale di S. Pietro.

Parlò l'Arcivescovo Tonietti, ed impossibile descrivere la gioia di quei poveri vecchi al vedersi serviti con tanto affetto da un'eletta schiera di nobili Signori e Signore, che facevano a gara nel dar loro le squisite pietanze, preparate dai buoni Padri Francescani. Ne vidi molti piangere di contentezza e mandare un coro di benedizioni all'illustre Benefattore Mons. Sardi Vescovo Diocesano, vero padre dei poveri, il quale benedisse la mensa e volle a sé riserbata l'assegnazione di questo generoso pensiero.

Anche i 200 bambini dell'Asilo avevano la mattina ricevuto un'abbondante refezione a cura della zelantissima Madre Superiora, dopo di aver eseguito esercizi ginnastici, e cantato dei cori che si meritarono il plauso di tutti i presenti. Così ebbero fine queste care solennità, il cui ricordo non si cancellerà certo si facilmente alla memoria di coloro che ebbero il bene di prendervi parte. Che se esse riuscirono di generale soddisfazione, e furono coronate da un esito sì felice, lo si deve allo zelo ed all'instancabile sollecitudine dell'Eccellentissimo Sig. Conte Lodovico Pecci Presidente, ed ai membri tutti della Commissione, che si prestarono in mille modi con tanti disagi, con tanto affetto.

Lo si deve alle nobili figure dell'Eminentissimo Cardinal Ciasca protettore di Carpineto, dell'Arcivescovo Tonietti che le onorarono di loro presenza; ed in special modo si deve al Vescovo Diocesano Mons. Sardi, che in sì fausta circostanza non ha risparmiato cure e fatiche, perché tutto riuscisse degno della patria di Leone XIII. Nel giorno di S. Agostino, Patrono del paese, celebrò un solenne Pontificale durante il quale pronunziò una stupenda Omelia. Associando insieme i due grandi avvenimenti conchiuse che il Santo Vescovo d'Ippona fu uno dei più strepitosi trionfi della Croce, e commosse l'uditorio con la sua voce dolce e paterna, e con quell'eloquenza viva e toccante, che è tutta sua propria. Infine diede l'Apostolica Benedizione.

A nome del Comitato sentiamo quindi il dovere di attestare a sì cospicui personaggi la più sincera, la più sentita gratitudine; come pure presentiamo i nostri ringraziamenti alla stampa cattolica, che con articoli assennati, e specialmente col Numero Unico pubblicato dal Cav. Marini, contribuì a far conoscere e rendere più splendide queste feste. Questi ringraziamenti li presentiamo alle famiglie Religiose per le artistiche illuminazioni vagamente disegnate sul prospetto della Chiesa di S. Pietro e dell'Ospedale, li presentiamo ai Rev. Parroci, ai rappresentanti della Regione, che mandarono lettere, cartoline, telegrammi di adesione; in somma a tutti coloro che coll' opera e coll' offerta e in tanti altri modi cooperarono all'innalzamento di questa croce monumentale, che sorge bella, maestosa, devota sul Capreo, quale faro luminoso, perché diffonda su tutta la regione Lepina la sua vivida luce ed un torrente di grazie e favori.

Carpineto Romano, 1903.