L'Archivio di Stato di Rieti custodisce il carteggio Vincentini, casato al quale appartenne il palazzo attualmente occupato dalla Prefettura. In esso, al di là degli episodi strettamente familiari, i riferimenti più frequenti sono dedicati agli impegni connessi alla gestione e all'amministrazione dei beni, e alla tutela di ragioni e diritti che spesso dà luogo a cause e controversie.

Ma ancora più numerose sono le testimonianze dei quotidiani rapporti con agenti, ministri, fattori e amministratori, rapporti che riguardavano la conduzione delle aziende agricole, ma anche sull'opportunità di concludere determinati affari. A titolo esemplificativo si riportano alcuni brani del carteggio intercorso tra Vincenzo Vincentini e Michele Matteini, incaricato di acquistare dei cavalli.

"Caro Sig. Marchese. Si me lo avesse detto a tempo, forse avrei potuto cospirare acché i due polledri si fossero da Lei presi in Mercearise (Maccarese), tenuta che spettante alla Casa Rospigliosi, è computisticamente parlando, alla mia amministrazione. Ora che tutta la partita fu venduta non posso da questo lato far nulla per Lei. Oggi sono impicciato. Dimani sarò in Campagna. Poi dimani procurerò di servirla. ... Però l'avverto che in quest'anno sono corsi dei biglietti dell'Em. Antonelli a dei Negozianti per favorire i Francesi ...... . ... Il piccolo mio cervello si è anche più impicciolito dopo la lettura della medesima [lettera]" (Roma, 14 luglio 1852).

E dopo un'analisi contabile estremamente precisa della situazione di alcuni luoghi di monte e dei legami con i vari fedecommessi, l'invito ad "approfittare dell'amicizia che avete col sig. avvocato Salvatori, affinché vi indichi tutti li passaggi" dei luoghi di Monte. Nelle lettere che seguono il Matteini offre a Vincenzo Vincentini, due cavalli morelli di proprietà di un tale Pietro De Angelis, e cinque di proprietà di Giovanni Gui, ministro generale di Campagna di casa Chigi:

"Mio Sig. Marchese. Sentiremo ora rispondere l'oracolo dell'avvocato Salvatori. Non voglio oppormi a ciò che le può aver detto il sig. Marchese Cavalletti. Debbo però confessarle che la notizia della epidemia di cavalli l'ho appresa dalla carissima sua del 23 corrente. Interpellati i fratelli Sibasti miei amici, ..., nulla mi hanno potuto confermare in proposito. Io li credo un'autorità competente ... . Quale sia il prezzo che da quei due miei conoscenti si richiegga io non lo so. A dire il vero mio caro Marchese, bramerei non fosse a me stato il dimandarlo. Vuole Ella rispettare una certa mia, anche strana suscettibilità? Convengo che a Lei converrebbe più un polledro sparigliato. Gui ne ha uno morello, ma non credo per Lei. E' troppo alto, è da Cardinale. ... Faccia a modo mio. Preghi il Marchese Cavalletti di mandare a mio nome da De Angelis, una persona competente di cavalli. Se li troverà di soddisfazione credo che si potrebbe avere a buon prezzo. Le apparenze ingannano. Mi sbaglierò, non credo, e ciò sia detto in segretezza, che De Angelis sia in una qualche stretta" (Roma, 24 luglio 1852).

Il temperamento dell'amministratore Matteini si indovina in una divertente missiva spedita a Vincenzo Vincentini il 14 agosto 1852:

"Mio carissimo sig. Marchese. Maledetta differenza di stato! Se Ella avesse fatto parte di quella cui io spetto, poteva essere sicura di ricevere da me, alla prima occasione ... , una buona tirata di orecchio. Ella li avrebbe giustamente meritata, eccedendo come ha fatto in delicatezza. ... . Non mi parli più di spesa postale. Scriva, ordini, comandi. Ove io valgo."